Una caduta, un movimento brusco non controllato, un impatto violento. Tutti hanno le stesse caratteristiche: avvengono improvvisamente, senza darci il tempo di reagire, comportano (a diversi livelli e intensità) la rottura dell’ ”anello debole” della catena.
La funzionalità degli arti e del rachide dipende da sottili e reciproci equilibri muscolo tendinei, valide tensioni capsulo legamentose, libere ed efficaci innervazioni e vascolarizzazioni.
Ma nel tempo ognuno di noi sviluppa, a causa di attività e atteggiamenti ripetuti e ripetitivi, tensioni prevalenti e squilibri muscolari. E’ inevitabile che questo accada! Tuttavia, questi possono essere valutati e monitorati nel tempo affinchè non diventino fattori di rischio per il verificarsi di distorsioni, lesioni legamentose o sindromi da sovraccarico funzionale. Prevenire è meglio che curare!
Similmente accade in previsione e a seguito di un intervento chirurgico (per esempio, la ricostruzione di un legamento lesionato o il posizionamento di una protesi in caso di severa artrosi): non si pensi che basti la sostituzione di una parte per garantire armonia al tutto! Lo schema corporeo della persona sarà sempre quello di prima e di conseguenza le dinamiche a cui andrà incontro. Il caso più lampante è quello dell’impianto di protesi d’anca: pur in presenza di interventi ottimamente riusciti e di validi protocolli riabilitativi, la persona sarà portata a camminare esattamente come prima a causa dei compensi sviluppatisi nel corso degli anni.
Nel caso di intervento post traumatico, a complicare le cose si aggiunge un’importante componente psicologica: la paura di imbattersi nella situazione che quel trauma l’ha provocato. In questi casi non basta restituire equilibrio alle funzioni ma è necessario acquisire... fiducia!
In definitiva, anche la riabilitazione ortopedica consiste in un graduale e progressivo recupero funzionale in condizioni di sicurezza e di fiducia ...in se stessi e negli operatori che accompagnano il percorso.